Newsletter Numero 2 - 2023
IRCCS INRCA
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
INRCA • Clinica
 
 
 
 
 
 
 
 
n.2 - 2023
Editoriale
 
 
Articolo 1 o Data
Palazzina Covid
 
 
 
 

Maria CAPALBO

Direttore Generale INRCA

 

Carissimi,
ecco il secondo numero della Newsletter INRCA 2023

Come sapete, la Newsletter è uno strumento efficace per dare informazioni utili e far conoscere notizie ed eventi agli operatori, evitando una possibile dispersione che, invece, si potrebbe verificare con altri strumenti ordinari quali le e-mail.

Comunicare infatti non significa solo “far sapere”, quanto piuttosto “mettere in comune”, condividere idee, progetti ed iniziative. Come sapete il nostro Istituto è presente non solo nelle Marche ma anche a Cosenza ed a Casatenovo. Tante le attività che ogni presidio porta avanti e che, a volte, sono sconosciute a chi o non è direttamente coinvolto oppure lavora in aree o presidi lontani.

E’ per questo che nel numero attuale troverete anche informazioni relative al Laboratorio Analisi dell’Inrca di Cosenza ed alle Tecnologie emergenti in Pneumologia Interventistica a Casatenovo.

Inoltre, vista la vocazione e la natura scientifica dell’INRCA la Newsletter permette da una parte di alimentare la condivisione di conoscenze ed expertise e dall’altra, fornire una preziosa guida nell’educazione e nel discorso pubblico, facendo luce su ciò che è scienza, dissipando dubbi, paure e falsi miti. La ricerca scientifica ha una funzione illuminante e, dunque, ricercatori e medici hanno un ruolo essenziale nella società.

Ogni singolo dipendente diventa così sempre più protagonista del processo di crescita dell’Istituto e parte integrante della stessa unica realtà, importante punto di riferimento per i Nostri utenti.

Il desiderio è che ognuno raccolga l’invito a fare comunità inviando contributi

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
n.2 - 2023
L’INRCA in Lombardia e le tecnologie emergenti in Pneumologia Interventistica
 
 
 
 

Daniele COLOMBO

 

La pneumologia interventistica è una branca della medicina che si occupa di diagnosticare e trattare le malattie respiratorie attraverso procedure invasive. La sua evoluzione ha portato alla creazione di molte tecniche di intervento che consentono di trattare in modo minimamente invasivo molte patologie che coinvolgono l’apparato respiratorio diventando sempre più personalizzata, grazie alla possibilità di utilizzare informazioni genetiche e molecolari per individuare il trattamento più adatto al singolo paziente.
Tra le nuove tecnologie e metodiche la SC di Pneumologia dell’INRCA del POR di Casatenovo con sede nell’Ospedale di Merate ASST di LECCO utilizza l'EBUS la minisonda radiale e la criosonda.

  • L'EBUS (Endobronchial Ultrasound) è una tecnica di pneumologia interventistica che consente di eseguire biopsie polmonari in modo minimamente invasivo utilizzando una sonda ultrasonica montata sulla punta di un broncoscopio, che consente di visualizzare le strutture all'interno del polmone e di prelevare campioni di tessuto per la diagnosi.
    Questa tecnica è particolarmente utile per la diagnosi del carcinoma polmonare, ma può essere utilizzata anche per altre patologie polmonari come la sarcoidosi, la tubercolosi, le infezioni fungine e le lesioni infiammatorie.L'EBUS si esegue sotto anestesia locale e sedazione leggera, e consente di eseguire biopsie polmonari in modo rapido e sicuro, riducendo il rischio di complicanze per il paziente. Grazie alla possibilità di visualizzare le strutture all'interno del polmone, l'EBUS consente di individuare lesioni polmonari al loro esordio e di eseguire interventi terapeutici mirati.

  • L'EBUS con Minisonda Radiale è una tecnica avanzata di biopsia polmonare che combina l'utilizzo dell'EBUS con una sonda radiale di dimensioni ridotte. Questo consente di raggiungere le lesioni polmonari più periferiche e di prelevare campioni di tessuto in modo ancora più preciso e mirato eseguendo biopsie anche in polmoni con enfisema, dove la sonda standard potrebbe non essere efficace, evitando biopsie chirurgiche invasive e spesso non scevre da complicanze

  • La Criosonda è una tecnica di pneumologia interventistica che utilizza il freddo per congelare e rimuovere piccole parti del tessuto polmonare.
    Questa tecnica viene utilizzata nella diagnosi delle interstiziopatie polmonari fibrosanti, in quei soggetti in cui i dati clinici e radiologici si sono dimostrati insufficienti per raggiungere una diagnosi certa. Una volta in posizione questa sonda viene portata per pochi istanti a -80°C; in questo modo gelifica un porzione di parenchima polmonare circostante che così rimane attaccato alla criosonda ed estratto con essa. In genere vengono prelevati 3-4 campioni bioptici. La procedura richiede circa 30 minuti. Nuovi sviluppi nell’utilizzo della criosonda stanno ora emergendo anche in campo neoplastico

In sintesi la costante crescita della pneumologia interventistica ha permesso di individuare e trattare le malattie respiratorie in modo sempre più efficace, migliorando la qualità della vita dei pazienti e riducendo l'impatto della malattia sulla società

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
n.2 - 2023
INRCA Cosenza: un Laboratorio Analisi da 48 anni
al servizio della gente
 
 
 
 

Claudia LE DONNE

 

Dal 1975 il Laboratorio Analisi del Presidio Medico di Cosenza ha continuamente ampliato e migliorato i propri settori di analisi, seguendo lo sviluppo tecnologico in campo medico e diagnostico per far fronte alle esigenze dei pazienti ed alle richieste dei medici, garantendo un servizio sempre aggiornato, qualificato ed affidabile.

Ad oggi è una realtà formata da professionisti impegnati nel coniugare qualità e tecnologie avanzate alla consolidata esperienza acquisita negli anni. Vengono eseguite analisi di primo livello nel rispetto della normativa di buona pratica di laboratorio e perseguendo il fine di fornire a tutti i nostri pazienti una tempestiva ed accurata risposta alle proprie esigenze. È in questo modo che siamo riusciti a conquistare la fiducia dei nostri pazienti e delle loro famiglie. In questa struttura, infatti, vengono mantenuti altissimi standard grazie a procedure migliorate nel tempo che ci consentono di offrire grande flessibilità pur conservando la più alta riservatezza dei dati, garanzia di qualità del servizio con tempi di laboratorio e consegna referti entro le 72 ore.

Il diritto alla salute è un principio universale a cui il Laboratorio si uniforma nell'organizzazione della propria attività. Anche a questo fine, e per poter meglio garantire la qualità del servizio, questa struttura ha predisposto il processo di acquisizione della certificazione di qualità in conformità alla norma UNI EN ISO 9001:2000.

I settori presenti riguardano: la Chimica Clinica, l’Ematologia, la Coagulazione, la Protidologia, e l’Immunometria. Tutto questo contribuisce all’innalzamento dell’offerta sanitaria nel nostro territorio e offre un prezioso supporto alle altre strutture pubbliche gravitanti sulla zona, che da tempo sono sottoposte a una pressione - in termini di prestazioni da garantire - molto importante

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
n.2 - 2023
Il primo IRCCS a raggiungere questo obiettivo: Upgrade del Sistema Gestione Rischio e Qualità verso un vero sistema integrato!
 
 
 
 

Letizia FERRARA

 

Nei giorni 9 e 10 maggio l’Istituto di ricerca IRCCS INRCA Geriatrico ha conseguito un importante riconoscimento frutto di un lavoro di squadra lungo e continuo: la conferma della Certificazione di tutto l’Istituto secondo Norma ISO 9001:2015, come Sistema di Gestione per la Qualità e il Rischio integrato in tutti suoi processi.

Il processo evolutivo e di miglioramento avviato dall’IRCCS-INRCA nel corso degli ultimi anni ha portato all’implementazione di un Sistema di Gestione per la Qualità (SGQ), in conformità alla norma UNI EN ISO 9001, con l’obiettivo di mantenere e raggiungere un livello qualitativo dell’Istituto in grado di soddisfare le esigenze di tutti i portatori di interesse.

Il modello di SGQ adottato, basato su un approccio per processi e sul metodo del PLAN – DO – CHECK - ACT (pianificare – eseguire – verificare - agire), è stato certificato in conformità alla norma internazionale UNI EN ISO 9001:2015 da un Ente di certificazione esterno accreditato in tutte le Sedi ed Unità Operative dell’istituto, per le attività di progettazione ed erogazione di attività di ricerca sull’invecchiamento e servizi di assistenza.

Un risultato importante, che pone l’Istituto in un panorama anche di innovazione gestionale, con un modello organizzativo che sta portando ad armonizzare e migliorare, in tutti i Presidi ospedalieri, residenziali, ambulatoriali e di ricerca della Regione Marche, della Regione Lombardia e della Regione Calabria, i diversi processi strategici, organizzativi e clinico-assistenziali.

In tutte le articolazioni dell’Istituto il sistema di miglioramento, favorito dalla continua applicazione della NORMA ISO associata ad un progetto di governo clinico, ha cambiato la modalità di lavoro, implementando un approccio proiettato a pianificare, monitorare, misurare e valutare i processi e i relativi risultati a tutti i livelli dell’Istituto, conferendo allo stesso uno slancio nuovo, sempre più rivolto ad un confronto europeo ed internazionale sul piano della ricerca e dell’assistenza

 
 
 
 
 
 
n.2 - 2023
Stato funzionale, sintomi e conseguenze radiologiche a livello polmonare in pazienti anziani dopo 3 e 6 mesi dal ricovero per polmonite Covid-19
 
 
 
 

Riccardo SARZANI

Francesco SPANNELLA

 

Dall’inizio della pandemia di COVID-19 l’età anziana, insieme alla presenza di patologie croniche, si è mostrata decisamente associata a forme più gravi di malattia, ma le conseguenze a lungo termine del COVID-19 sono ancora poco chiare. Vari programmi sono stati istituiti per seguire nel tempo i pazienti che hanno subito un ricovero ospedaliero per COVID-19, ma nessuno di questi è incentrato specificamente sul paziente anziano. Per colmare la lacuna di informazioni e studiare le conseguenze cliniche, funzionali e radiologiche nei pazienti anziani dopo un ricovero ospedaliero per polmonite COVID-19, abbiamo eseguito uno studio osservazionale su 55 pazienti di età superiore a 65 anni (età media di 82 anni) ricoverati tra Gennaio 2021 e Maggio 2021 presso l’IRCCS INRCA di Ancona per polmonite COVID-19. Prima del ricovero la maggior parte di questi pazienti era pienamente autonoma nelle attività di vita quotidiana (quali vestirsi, lavarsi, andare in bagno, mangiare, fare le scale); nel nostro studio abbiamo indagato se la loro autonomia fosse variata dopo 3 e 6 mesi dalla dimissione dall’ospedale e se vi fosse stato un aumento della “fragilità”, intesa come aumentato rischio di perdita dell’autonomia e minore capacità di reagire agli stress. Le conseguenze polmonari del COVID-19 sono state studiate con una TC ad alta risoluzione del torace eseguita a 3 e 6 mesi dalla dimissione e confrontata con quella fatta al momento del ricovero. Dopo 3 mesi dalla dimissione il 10.9% dei pazienti lamentava una riduzione dell’autonomia nella vita quotidiana e una maggiore dipendenza dagli altri, mentre il 45.5% mostrava un’aumentata fragilità, valutata con un’apposita scala (Clinical Frailty Scale), in particolar modo quei pazienti anziani con un maggior carico di malattie pregresse, storia di fumo, scompenso cardiaco e broncopneumopatia cronica ostruttiva. I sintomi più rilevanti che persistevano dopo la dimissione erano stanchezza, disturbi della memoria e difficoltà respiratoria sotto sforzo; solamente meno della metà dei pazienti (41.8%) non riferiva alcun nuovo disturbo. Alla TC eseguita 3 mesi dopo la dimissione, in molti pazienti si riscontravano ancora le tipiche alterazioni radiologiche della polmonite COVID-19, le cosiddette “aree a vetro smerigliato” visibili in figura, mentre dopo 6 mesi queste erano visibili solo nel 22% dei pazienti e presentavano un’estensione polmonare clinicamente trascurabile. Le alterazioni fibrotiche, vale a dire quelle che si accompagnano ad un’aumentata rigidità del polmone, erano presenti dopo 6 mesi in meno della metà dei pazienti e soprattutto non erano associate alla riduzione dell’autonomia o all’aumento della fragilità, a differenza, come detto sopra, delle patologie croniche preesistenti, vero fattore risultato essere fondamentale nel determinare sequele a lungo termine nei nostri pazienti anziani. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale Internal and Emergency Medicine

 
 
 
 
 
 

 
Le immagini in alto mostrano la progressiva riduzione delle alterazioni polmonari in un paziente con completa risoluzione a 6 mesi; quelle in basso mostrano invece la persistenza in un diverso paziente di anomalie radiologiche anche dopo 6 mesi dalla dimissione
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
n.2 - 2023
All’INRCA di Ancona il debutto italiano del “Tack”, dispositivo mini invasivo negli interventi post angioplastica
 
 
 
 

Enrico PACI

 

All’Inrca di Ancona un nuovo dispositivo per il trattamento dei pazienti che si sono sottoposti ad angioplastica all’arteria femorale. L’intervento, il primo in Italia da quando questa tecnologia è presente sul mercato italiano, è stato eseguito nei giorni scorsi dall’equipe medica diretta dal dottor Enrico Paci, primario del reparto di Radiologia. Al paziente, già in cura nel reparto di chirurgia vascolare per una occlusione dell’arteria femorale, era stata riscontrata dopo l’angioplastica una dissezione che limitava il flusso sanguigno. Solitamente in questi casi si interviene con uno stent, una rete metallica che va a contatto con la parete del vaso e gli impedisce di chiudersi nuovamente. Tuttavia in quel punto dell’arteria femorale, le caratteristiche e mobilità del vaso dopo lo stent possono presentare criticità. Il nuovo dispositivo si chiama Tack Endovascular System e promette di evitare ulteriori sofferenze al paziente. L’azienda che lo ha prodotto ha scelto proprio l’Inrca per avviarne l’utilizzo in Italia tanto che è stato inviato uno specialista dall’Olanda per affiancare l’equipe di Paci nel corso dell’intervento. “Il fatto che ci abbiano scelti ci riempie di orgoglio – commenta Maria Capalbo, Direttore Generale dell’Istituto – perché significa che abbiamo competenze e professionalità tali da farci riconoscere come un punto di riferimento nazionale e internazionale”. Di dimensioni ridotte e realizzato con meno materiale rispetto a uno stent tradizionale, il Tack si adatta meglio al vaso in questione e promette di rimanervi più a lungo senza dover ricorrere a nuovi interventi. “Riparando le dissezioni con questa struttura a basso carico metallico e bassa forza radiale – spiega il dottor Paci - possiamo ottimizzare il flusso senza irritare in modo rilevante la parete del vaso e senza limitarne la flessibilità”. Si tratta di un primo passo verso un’introduzione a pieno regime di questo dispositivo nel sistema sanitario nazionale. Il paziente preso in esame sarà monitorato costantemente come altri che lo seguiranno fino ad arrivare a un report completo con tutti i risultati

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
INRCA • Ricerca
 
 
 
 
 
 
 
 
n.2 - 2023
Pubblicazioni Scientifiche
 
 
 
 

Direzione Scientifica

 

Sicurezza e tollerabilità degli agenti antimicrobici nel paziente anziano


I Dott. Soraci L, Cherubini A, Paoletti L, Filippelli G, Luciani F, Laganà P, Gambuzza ME, Filicetti E, Corsonello A e Lattanzio F hanno pubblicato sulla rivista scientifica Drugs & aging un lavoro intitolato “Safety and Tolerability of Antimicrobial Agents in the Older Patient”

Le infezioni sono molto comuni nei pazienti anziani e sono associate a un rischio significativamente più elevato di morbilità e mortalità. Il trattamento antimicrobico in questi soggetti rappresenta quindi una importante sfida clinica, che comporta un onere sempre più elevato per i sistemi sanitari di tutto il mondo. Tuttavia, la scelta della classe di agenti anti-microbici nei pazienti anziani è spesso una questione impegnativa. Infatti, la scelta del tipo di antibiotico da utilizzare deve tenere in considerazione diversi fattori legati al paziente, all'agente patogeno, alle proprietà farmacocinetiche e farmacodinamiche e alla presenza di regimi di politerapia, che possono aumentare significativamente il rischio di sviluppare reazioni avverse ai trattamenti, interazioni farmaco-farmaco e diffusione di infezioni con multiresistenza ai farmaci. Tutti questi aspetti devono essere presi in considerazione quando si prescrivono antimicrobici a pazienti anziani.
Lo scopo di questa review è stato quello di descrivere gli aspetti di farmacocinetica e farmacodinamica che possono influenzare la sicurezza dell’impiego di antimicrobici nei pazienti anziani, nonché il loro impatto sulla politerapia e sulle interazioni farmacologiche.

Soraci, L., Cherubini, A., Paoletti, L., Filippelli, G., Luciani, F., Laganà, P., Gambuzza, M. E., Filicetti, E., Corsonello, A., & Lattanzio, F. (2023). Safety and Tolerability of Antimicrobial Agents in the Older Patient. Drugs & aging, 1–28. Advance online publication. https://doi.org/10.1007/s40266-023-01019-3

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Terapia nutrizionale e disfagia nei pazienti anziani

I Dott. Jukic Peladic N, Orlandoni P, Di Rosa M, Giulioni G, Bartoloni L e Venturini C. hanno pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients un lavoro intitolato “Multidisciplinary Assessment and Individualized Nutritional Management of Dysphagia in Older Outpatients”

Diversi studi osservazionali hanno valutato l'efficacia della terapia nutrizionale per prevenire le complicanze della disfagia. Tuttavia, questi studi hanno utilizzato strumenti diversi per la valutazione dello stato nutrizionale e della disfagia, e diverse scale per la descrizione delle consistenze degli alimenti, rendendo i risultati incomparabili e le conoscenze sulla gestione della disfagia inconcludenti.
In questo studio retrospettivo osservazionale, sono stati valutati da un team multidisciplinare, presso l'Unità di Nutrizione Clinica dell'IRCCS INRCA, lo stato nutrizionale e la disfagia in 267 pazienti anziani nel periodo 2018-2021, utilizzando le scale e gli strumenti più recenti adottati a livello internazionale e approvati dalle società scientifiche. In particolare, sono stati utilizzati il GUSS test e l’ASHA-NOMS per la valutazione della disfagia, i criteri del GLIM per la valutazione dello stato nutrizionale ed il quadro IDDSI per la della descrizione delle consistenze dei cibi. La disfagia è stata diagnosticata in oltre il 96,0% dei soggetti in analisi; il 22,1% dei soggetti disfagici era anche malnutrito. In questi pazienti, la disfagia è stata trattata esclusivamente con la terapia nutrizionale, prevalentemente con diete personalizzate. Alla visita di follow-up, gli autori hanno osservato un miglioramento dello stato nutrizionale soprattutto nei soggetti che hanno aumentato l'apporto energetico e modificato la consistenza dei solidi, nei soggetti più giovani e in quelli che assumono meno farmaci e che non avevano riportato perdita di peso prima della prima valutazione.
Lo studio dimostra come la gestione nutrizionale della disfagia debba garantire sia un'adeguata consistenza degli alimenti che un apporto energetico-proteico adeguato. Le valutazioni e gli esiti dovrebbero essere descritti con scale universali, per consentire il confronto tra diversi studi e contribuire alla raccolta di un numero elevato di evidenze sull'efficacia delle diete nella gestione della disfagia e delle sue complicanze.

Jukic Peladic, N., Orlandoni, P., Di Rosa, M., Giulioni, G., Bartoloni, L., & Venturini, C. (2023). Multidisciplinary Assessment and Individualized Nutritional Management of Dysphagia in Older Outpatients. Nutrients, 15(5), 1103. https://doi.org/10.3390/nu15051103

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Differenze di sesso/genere nell'infiammazione

I Dott. Olivieri F., Marchegiani F., Matacchione G., Giuliani A., Ramini D., Fazioli F., Sabbatinelli J., e Bonafè M hanno pubblicato sulla rivista scientifica Mechanisms of ageing and development un lavoro intitolato “Sex/gender-related differences in inflammaging”

La geroscienza pone i meccanismi dell'invecchiamento al centro delle più comuni malattie e disfunzioni legate all'età. In questa ottica, conoscere i meccanismi alla base dell'invecchiamento produrrà una migliore comprensione rispetto all'affrontare la fisiopatologia di ogni singola malattia individualmente.
In tutto il mondo, l'aspettativa di vita è più alta nelle donne che negli uomini, ma questo vantaggio delle donne in termini di mortalità, è controbilanciato da uno svantaggio in termini di disabilità, un fenomeno chiamato paradosso di sopravvivenza sanitaria tra donne e uomini. Questo fenomeno si traduce, quindi, in un rischio maggiore per le donne di vivere una longevità non sana, caratterizzata da compromissione funzionale.
Un'ampia letteratura ha suggerito che l'infiammazione è il vero fattore di rischio sia per il tasso di invecchiamento che per lo sviluppo e la progressione delle malattie legate all'età.
In questa review, gli autori hanno esaminato e discusso le differenze legate al sesso/genere che possono principalmente influenzare i due meccanismi cellulari che sono alla base dell'infiammazione, cioè l'immunosenescenza e l'accumulo di cellule proinfiammatorie senescenti. In paticolare, emerge una importante modulazione di questi due fenomeni da parte dello stato ormonale; la potenziale interazione tra i fattori ormonali e le differenze genetiche legate al sesso, nonchè i fattori socioeconomici, potrebbero contribuire, quindi, a spiegare il paradosso di sopravvivenza sanitaria tra donne e uomini. Gli autori, ipotizzano che comprendere meglio queste differenze legate al sesso nell’infiammazione possa inoltre aiutare a identificare e caratterizzare meglio i biomarcatori sesso-specifici delle traiettorie di invecchiamento.

Olivieri, F., Marchegiani, F., Matacchione, G., Giuliani, A., Ramini, D., Fazioli, F., Sabbatinelli, J., & Bonafè, M. (2023). Sex/gender-related differences in inflammaging. Mechanisms of ageing and development, 211, 111792. https://doi.org/10.1016/j.mad.2023.111792

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Le tecnologie digitali come fonti di informazione per pazienti e caregiver durante la pandemia COVID-19

I Dott. Hassan AYI, Bronzini M e Lamura G. hanno pubblicato sulla rivista scientifica Digital health un lavoro intitolato “Digital technologies as sources of information for patients and caregivers during COVID-19 pandemic: A cross-sectional survey”

La pandemia COVID-2019 ha avuto un impatto significativo sull'economia, sulla società e sui sistemi sanitari. I caregiver informali svolgono un ruolo centrale nella vita dei loro pazienti anziani fornendo loro assistenza logistica, supporto informativo e sostegno emotivo. Per far ciò, è importante sia per il paziente che per il caregiver stesso, che quest’ultimo abbia possibilità di accesso tempestivo a informazioni accurate, soprattutto durante le emergenze sanitarie. È stato infatti riscontrato che informazioni tempestive su minacce specifiche e sulle misure precauzionali necessarie, non solo attenuano il carico dei caregiver, ma li aiuta a prepararsi adeguatamente per fornire assistenza in modo efficace. Attualmente, si sa molto poco sul ruolo che ha avuto la tecnologia digitale come fonte di informazione per i pazienti e soprattutto per i caregiver informali durante la pandemia. Lo scopo di questo studio è stato quindi analizzare l’uso della tecnologia digitale durante la pandemia COVID-19 da parte dei caregiver informali al fine di determinare se fattori come la demografia, le risorse socioeconomiche e il contesto di assistenza possano aver influito sull'uso di queste tecnologie. Per far ciò, sono stati messi a confronto i dati ottenuti in due Paesi con due diversi sistemi di assistenza: Italia (sistema di assistenza basato sulla famiglia) e Svezia (sistema di assistenza universale). In generale, i risultati ottenuti da questo studio contribuiscono alla comprensione di come le tecnologie digitali siano un’importante fonte di informazioni soprattutto durante un'epidemia. Poiché le tecnologie digitali stanno diventando una fonte di informazione popolare e accessibile, i professionisti del settore medico dovrebbero tenere in considerazione anche i diversi gruppi di età dei caregiver quando forniscono informazioni online. Con la continua digitalizzazione dei sistemi sanitari, è necessario impegnarsi per mettere in atto un approccio inclusivo, al fine di ridurre le disuguaglianze nell'accesso alla tecnologia e garantire che le diverse popolazioni di pazienti e i loro caregiver siano supportati nell'ottenere tempestivamente informazioni accurate che soddisfino le loro esigenze.
Inoltre, per combattere l'infodemia, sono necessarie strategie volte ad affrontare la diffusione della disinformazione sui social media e sulle piattaforme online, promuovendo ad esempio la certificazione formale di piattaforme e app online sulla base della loro affidabilità.

Hassan, A. Y. I., Bronzini, M., & Lamura, G. (2023). Digital technologies as sources of information for patients and caregivers during COVID-19 pandemic: A cross-sectional survey. Digital health, 9, 20552076231156214. https://doi.org/10.1177/20552076231156214

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L’impatto del coaching digitale sulla promozione della salute negli adulti durante la transizione dal lavoro alla pensione

I Dott. Santini S, Fabbietti P, Galassi F, Merizzi A, Kropf J, Hungerländer N e Stara V. hanno pubblicato sulla rivista scientifica International journal of environmental research and public health un lavoro intitolato “The Impact of Digital Coaching Intervention for Improving Healthy Ageing Dimensions among Older Adults during Their Transition from Work to Retirement”

Il pensionamento è un momento critico nella vita degli adulti più anziani, ed è quindi importante motivarli a rimanere fisicamente attivi, mentalmente sani e socialmente connessi nella transizione dal lavoro alla pensione, anche attraverso programmi di coaching digitale sulla promozione della salute. Questo studio si è proposto di valutare la capacità del coaching digitale di favorire l'invecchiamento sano mediante tre dimensioni: l'attività fisica, il benessere mentale e la socializzazione. Lo studio longitudinale a metodologia mista, è stato condotto nel 2021 in Italia e nei Paesi Bassi su 62 persone adulte prossime alla pensione. Nelle prime 5 settimane di sperimentazione, i partecipanti hanno utilizzato un coach digitale con il supporto di coach umani, per poi continuare in autonomia per altre 5 settimane. L'uso del coach digitale ha migliorato l'attività fisica, il benessere mentale e l'autoefficacia dei partecipanti nel primo periodo, e solo l'attività fisica nel secondo. Pertanto, il benessere mentale e la socializzazione rimangono le dimensioni dell'invecchiamento sano più difficili da affrontare con la tecnologia del solo coach digitale. Pertanto, è ancora necessario il supporto di un coach umano per ottenere risultati positivi a medio termine in questi ambiti. Dallo studio, è inoltre emerso che un sistema di coaching, per essere efficace, deve essere flessibile e attraente. Alti livelli di personalizzazione rimangono quindi il punto chiave per allineare il programma sanitario allo stato fisico, cognitivo e sociale del destinatario, aumentando così l'interazione utente-sistema, l'usabilità e l'accettabilità, oltre a migliorare l'adesione all'intervento.

Santini, S., Fabbietti, P., Galassi, F., Merizzi, A., Kropf, J., Hungerländer, N., & Stara, V. (2023). The Impact of Digital Coaching Intervention for Improving Healthy Ageing Dimensions among Older Adults during Their Transition from Work to Retirement. International journal of environmental research and public health, 20(5), 4034. https://doi.org/10.3390/ijerph20054034

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TBLβ come indice di efficacia del trattamento dell'osteoporosi

I Dott. Zaia A, Maponi P, Sallei M, Galeazzi R e Scendoni P hanno pubblicato sulla rivista scientifica Biomedicines un lavoro intitolato “Measuring Drug Therapy Effect on Osteoporotic Fracture Risk by Trabecular Bone Lacunarity: The LOTO Study.”

L'osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro che induce fragilità ossea e un'aumentata suscettibilità alle fratture. Le fratture osteoporotiche sono responsabili dell’aumento della morbilità e della mortalità nella popolazione geriatrica, e le donne in perimenopausa (50-65 anni) presentano il rischio più elevato di insorgenza precoce di osteoporosi.
Attualmente, nella pratica clinica, la diagnosi di osteoporosi viene fatta mediante stima della densità minerale ossea (BMD). Tuttavia, la sola BMD non rappresenta un buon predittore del rischio di fratture osteoporotiche.
Recentemente, presso il nostro istituto, è stato sviluppato un nuovo parametro, il TBLβ (parametro di lacunosità ossea trabecolare β), derivato dall’analisi delle immagini di risonanza magnetica ad alta risoluzione, che è risultato essere in grado di rilevare cambiamenti della microarchitettura ossea trabecolare (TBA) indotti dall'invecchiamento e dall'osteoporosi.
In particolare, uno studio precedente aveva mostrato che la TBLβ è statisticamente più bassa nei soggetti con fratture vertebrali rispetto a quelli senza frattura, dimostrandosi quindi come un ottimo biomarcatore di degenerazione della TBA e di rischio di frattura osteoporotica.
Con questo studio, gli autori hanno indagato il potenziale del TBLβ come indice di efficacia del trattamento dell'osteoporosi. In particolare, sono state considerate donne non trattate (N = 156) e trattate (N = 123). I risultati hanno mostrato che la TBLβ discrimina efficacemente tra pazienti con fratture vertebrali (VF+) e pazienti senza (VF-). Inoltre, il trattamento, in particolare la terapia farmacologica (89% bifosfonati), contrasta significativamente la differenza tra VF+ e VF- all'interno e tra i gruppi: I valori di TBLβ nei pazienti trattati sono paragonabili a quelli dei VF- non trattati e statisticamente superiori a quelli dei VF+ non trattati (p = 0,014). Questi risultati evidenziano il ruolo potenziale della TBLβ come indice di efficacia del trattamento.

Zaia, A., Maponi, P., Sallei, M., Galeazzi, R., & Scendoni, P. (2023). Measuring Drug Therapy Effect on Osteoporotic Fracture Risk by Trabecular Bone Lacunarity: The LOTO Study. Biomedicines, 11(3), 781. https://doi.org/10.3390/biomedicines11030781

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Associazione tra senso di solitudine e qualità di vita in soggetti anziani con multimorbidità

I Dott. Vespa A., Spatuzzi R., Fabbietti P., Di Ros M., Bonfigli A. R., Corsonello A., Gattafoni P. e Giulietti M. V hanno pubblicato sulla rivista scientifica International journal of environmental research and public health un lavoro intitolato “Association between Sense of Loneliness and Quality of Life in Older Adults with Multimorbidity”

È oramai ampiamente provato che la multimorbilità è associata ad esiti negativi per la salute, come la riduzione della funzionalità fisica, scarsa qualità di vita (QoL) e ridotta salute mentale. In questo contesto, molti studi hanno anche evidenziato l'importanza delle relazioni sociali per proteggere dallo sviluppo e dalla progressione delle malattie fisiche e per promuovere la salute mentale, in particolare negli anziani. La solitudine o l'assenza percepita di relazioni sociali positive è stata infatti collegata all’aumento della sintomatologia depressiva, al deterioramento delle prestazioni cognitive, alla progressione della demenza, alla probabilità significativa di ricovero in una casa di cura e all'insorgenza di più malattie con limitazioni funzionali negli anziani. Sebbene di recente sia stata prestata maggiore attenzione a questo fenomeno, si sa ancora relativamente poco sull'associazione tra multimorbilità fisica e senso di solitudine. Pertanto, il presente studio si è posto l’obiettivo di esaminare cosa influisce sullo stato emotivo e sulla qualità della vita quando in una persona anziana sono presenti due o più malattie fisiche (multimorbilità), e se il senso di solitudine gioca un ruolo in questo contesto. Per isolare il senso di solitudine, sono stati studiati 162 pazienti anziani con multimorbilità che vivono in famiglia (e quindi con la presenza oggettiva di relazioni). I dati ottenuti hanno confermato che il supporto sociale e il senso di solitudine sono fattori predittivi di una peggiore qualità di vita nei pazienti con multimorbilità. Inoltre, non è il semplice isolamento sociale come dimensione oggettiva, ma il sentirsi soli, anche in presenza di relazioni significative, a influenzare la salute psico-fisica degli anziani. Tutte queste considerazioni suggeriscono che lo screening della multimorbilità e della sindrome di fragilità dovrebbe tenere in considerazione anche la presenza di relazioni sociali e la percezione soggettiva di queste da parte del paziente. Questo studio permette quindi di identificare le persone più a rischio e pone le basi per la ricerca sia sulla diagnosi che sul trattamento di soggetti anziani con multimorbilità.

Vespa, A., Spatuzzi, R., Fabbietti, P., Di Rosa, M., Bonfigli, A. R., Corsonello, A., Gattafoni, P., & Giulietti, M. V. (2023). Association between Sense of Loneliness and Quality of Life in Older Adults with Multimorbidity. International journal of environmental research and public health, 20(3), 2615. https://doi.org/10.3390/ijerph20032615

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Direzione Scientifica IRCCS INRCA
 
 
 
 
Tiziana Tregambe, Marzio Marcellini
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